Nella storia della bicicletta il triciclo ha
origini che risalgono addirittura ai primi velocipedi. Uno dei prototipi
si deve al meccanico francese Henry Gourdoux, il quale nell'agosto
1821 brevettò un "celerifero" a tre ruote, precursore dei tricicli che
si diffusero senza molto successo sul finire dell'Ottocento. Tali mezzi
furono principalmente studiati e realizzati per un utilizzo prettamente
femminile; lo scopo era di garantire il massimo equilibrio, agevolando
così le pedalate delle nobili signore ancora fasciate da ampi e lunghi
abiti.
La moda del triciclo ebbe in ogni modo vita breve; a far sparire dalla circolazione i simpatici, quanto complicati, mezzi furono le continue modificazioni apportate alla bicicletta e la contemporanea nascita dei tandem: cicli speciali a due posti - uno dietro l'altro - con sincronismo di pedalata giacché azionati da un'unica catena di trasmissione che agiva sulla ruota posteriore. Fra le officine che in quell'epoca dettero spazio ai tricicli, oltre all'americana Pressy, ci furono la francese Meyer ma, soprattutto, le fabbriche inglesi, che cercarono di imporre sul mercato un prodotto troppo costoso per un utilizzo popolare. Fra le aziende, si segnalarono le produzioni Duncan, Humber, Hillman.
La moda del triciclo ebbe in ogni modo vita breve; a far sparire dalla circolazione i simpatici, quanto complicati, mezzi furono le continue modificazioni apportate alla bicicletta e la contemporanea nascita dei tandem: cicli speciali a due posti - uno dietro l'altro - con sincronismo di pedalata giacché azionati da un'unica catena di trasmissione che agiva sulla ruota posteriore. Fra le officine che in quell'epoca dettero spazio ai tricicli, oltre all'americana Pressy, ci furono la francese Meyer ma, soprattutto, le fabbriche inglesi, che cercarono di imporre sul mercato un prodotto troppo costoso per un utilizzo popolare. Fra le aziende, si segnalarono le produzioni Duncan, Humber, Hillman.
(web)
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